Articolo
Titolo completo Italiano
(ita)
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ARCHIVIO DELLA SOCIETA' ROMANA DI STORIA PATRIA |
Sottotitolo |
L'Apostolo di Roma. Studi su san Filippo Neri |
Editore (01) |
SOCIETA' ROMANA DI STORIA PATRIA - ETS |
Paese di pubblicazione |
Italia
(IT)
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ISSN
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0391-6952 |
Formato del prodotto |
Rivista Online
(JD)
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Formato digitale |
PDF
(02)
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Numero del volume |
146 |
Numero del fascicolo |
7 |
Data del fascicolo (YYYY) |
2023 |
Titolo Italiano
(ita)
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La Biblioteca Vallicelliana alla Chiesa Nuova: storia di un salvataggio |
Di (autore)
(A01)
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Paola Pavan |
Numero di Pagine |
14 |
Prima Pagina |
177 |
Ultima Pagina |
190 |
Lingua del testo |
Italiano
(ita)
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Data di publicazione (YYYY) |
2023 |
Copyright |
2023, SOCIETA' ROMANA DI STORIA PATRIA - ETS |
Abstract Descrizione principale
(01)
Inglese
(eng)
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The Vallicelliana Library, the oldest public library in Rome, born in the last quarter of the 16th century for devotional
purposes connected to the Oratorian practice of sermons, soon became a real laboratory for historical research and doctrinal
development, one which hosted Cesare Baronio’s monumental enterprise of the Annales ecclesiastici, Tommaso Bozio’s political
writings, and Antonio Gallonio’s hagiographic treatises. The liveliness and novelty of such research attracted bequests of
entire libraries, for example those of the humanists Achille Stazio, Silvio Antoniano, and Pierre Morin, of discrete book
collections, and of precious ancient manuscripts. Simultaneously, the continuous search for methods by which to organize the
collection and guarantee its free consultation turned the Vallicelliana into a laboratory of librarianship research that oversaw
the planning and functional arrangement of Francesco Borromini’s new edifice. The integrity of the collection and indeed the
Vallicelliana Library’s very survival were put in serious jeopardy following the unification of Italy, when the transfer of
the capital from Florence to Rome posed urgent problems of finding suitable premises to house new state institutions and to
create centralized cultural institutions that would be secular and “universal”. Due to its central position and the size of
its premises, the Borrominian complex of the Oratory of the Filippi was immediately identified as particularly suitable for
hosting state administration bodies while its library would be absorbed into the government’s project of establishing a large
national library. The present essay reconstructs the steps through which, between 1871 and 1883, it was possible to thwart
both the expropriation of the library premises, thanks to the timely intervention of the Oratorian father Agostino Theiner
and ministers Emilio Visconti Venosta and Cesare Correnti, and the merging of the Vallicelliana Library with the new National
Library. The library’s rescue was assured thanks to the intervention of the Società romana di storia patria and of Ernesto
Monaci in particular, who sent a detailed memorandum highlighting the library’s special aspects to Minister of Public Education
Guido Baccelli. A ministerial decree of 17 November 1883 established that scientific management of the library as relating
to the conservation and development of its collections was to be entrusted to the Società romana di storia patria, henceforth
to be headquartered in the library, while administrative management was to be assigned to a guardian («custode consegnatario»)
of ministerial nomination. Thus began a new season for the Borrominian complex and the Vallicelliana Library, which with the
support of the Società romana brought the regular resumption not only of library activity but also of historical-documentary
research and the critical edition of sources.
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Abstract Descrizione breve/annotazione
(02)
Italiano
(ita)
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La Biblioteca Vallicelliana, la più antica biblioteca pubblica di Roma, nata nell’ultimo quarto del XVI secolo con finalità
devozionali legate alla pratica oratoriana dei sermoni, diventa ben presto un vero e proprio laboratorio di ricerca storica
e di elaborazione dottrinale, ove prendono il via le imprese monumentali degli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio, gli
scritti politici di Tommaso Bozio, i trattati agiografici di Antonio Gallonio. La vivacità e l’attualità delle ricerche avviate
attirano lasciti di intere biblioteche, come quella dell’umanista Achille Stazio, di Silvio Antoniano o di Pierre Morin, di
singole raccolte librarie, di antichi e preziosi manoscritti. Contemporaneamente, la continua ricerca di un metodo per organizzare
i fondi, garantendone la libera consultazione, ne fece anche un laboratorio di ricerche biblioteconomiche che sovrintese alla
progettazione e all’allestimento funzionale dell’intero «invaso borrominiano». L’integrità dei fondi e la sopravvivenza stessa
della Biblioteca Vallicelliana furono messe in serio pericolo all’indomani dell’unità d’Italia, quando il trasferimento della
capitale da Firenze a Roma pose urgentemente il problema del reperimento di sedi idonee per ospitare le nuove istituzioni
statali, ma anche quello di creare istituzioni culturali centralizzate, laiche e “universali”. Il complesso borrominiano dell’Oratorio
dei Filippini, per la sua posizione centrale e per l’ampiezza dei locali, venne subito individuato come particolarmente idoneo
ad ospitare organi dell’amministrazione statale mentre la sua biblioteca veniva destinata a confluire nel progetto governativo
dell’istituzione di una grande biblioteca nazionale. Il presente saggio ricostruisce le tappe attraverso le quali, tra il
1871 e il 1883, fu possibile sventare, in un primo momento, l’esproprio e il conseguente sgombero dei locali della biblioteca,
grazie al tempestivo intervento dell’oratoriano padre Agostino Theiner e dei ministri Emilio Visconti Venosta e Cesare Correnti,
e in un secondo momento la fusione della Biblioteca Vallicelliana con la nuova Biblioteca Nazionale. Fu grazie all’intervento
della Società romana di storia patria, che nella persona di Ernesto Monaci inviò al ministro della Pubblica istruzione Guido
Baccelli un circostanziato memoriale che metteva in luce le peculiarità della biblioteca, che si giunse ad assicurarne il
salvataggio definitivo. Con decreto ministeriale del 17 novembre 1883 si stabiliva infatti che la gestione scientifica della
biblioteca, relativa alla conservazione e incremento dei fondi veniva affidata alla Società romana di storia patria, alla
quale si assegnavano come sede alcune stanze della biblioteca stessa, mentre la gestione amministrativa veniva assunta da
un “custode consegnatario” di nomina ministeriale. Si apriva così, con l’affiancamento della Società romana alla Biblioteca
Vallicelliana, una nuova stagione per il complesso borrominiano, destinata a vedere non solo la ripresa regolare dell’attività
della biblioteca ma anche il riavviarsi della ricerca storico-documentaria e dell’edizione critica delle fonti.
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